Siamo animali liberi, anche dalle definizioni

chagall il gallo rosso

Ognuno di noi è alla ricerca di una identità possibilmente espressa da un unico termine. Certo, le parole definiscono e quando carichiamo una parola di un significato complesso, ecco che non è mai veramente completa, oppure suona impropria e apre le porte agli equivoci, per non dire ai conflitti.

Io nasco animalista. Verso la fine degli anni Novanta in alcuni contesti bastava definirsi animalisti per elencare implicitamente tutta una serie di comportamenti, di aspirazioni, di tendenze, di sentimenti, di speculazioni filosofiche.

Una volta quindi eravamo animalisti, e molti tra noi però continuavano a essere vegetariani. Ciò mi sorprendeva e nel 2000 quindi decidevo di diventare vegana. Non si trattava solo di considerare l’aspetto alimentare, ma ogni settore collegato allo sfruttamento degli altri animali. Potevo ancora definirmi semplicemente animalista?

Ero un’animalista vegana antispecista. Lo ero perché il mio veganismo concretizzava la mia posizione antispecista, mentre il mio antispecismo comportava per forza la mia scelta vegana.

L’antispecismo nasce come superamento delle discriminazioni che l’animale umano esercita nei confronti degli individui delle altre specie animali. Con il tempo si è poi caricato di un significato più esteso, diciamo più complesso, poiché oggi essere antispecisti (tralasciando volutamente in questa sede le sfumature essenziali che distinguono le varie forme di antispecismo) significa combattere ogni discriminazione esistente anche all’interno della nostra stessa specie. E di più! Quella che viene criticata e che deve crollare è infatti la società del dominio, l’impostazione gerarchica delle relazioni sociali umane.

La parola antispecismo non basta a racchiudere ciò che in realtà oggi vuole esprimere. Non basta poiché tutti i vegani (etici, chiaramente) sono contro la discriminazione delle altre specie animali, mentre non tutti i vegani sono contro la discriminazione degli altri umani. Possono anche questi ultimi definirsi antispecisti? Se ci atteniamo al significato originario di questa parola, possiamo rispondere in modo affermativo. E’ qui che emerge la difficoltà di questo termine a reggere tutto il significato di cui l’abbiamo caricato.

Come potrebbe definirsi quindi un vegano antispecista sorretto da uno spirito libertario, in modo da prendere le distanze da chi non condivide questa visione più ampia?

Per ora considero prioritario il discorso sull’identità, poiché riflette quasi una ossessione da parte di chi si occupa dei diritti degli altri animali. Credo che definirci non abbia poi la grande importanza che gli diamo. La assume nei social network quando serve a nutrire le contrapposizioni e a rafforzare l’ego delle parti. Non può averla nell’essenza del nostro agire. Nella terra sconfinata del nostro essere siamo dentro l’autenticità delle nostre posizioni. A chi dobbiamo raccontarle?

La nostra animalità ci unisce. Superiamo così i conflitti e troviamo l’energia di un percorso comune, dove l’affievolirsi dell’Ego ci permette di realizzare la libertà. La libertà che è di tutti e per tutti, umani e non umani.

 

(Giusi Ferrari)